Interrogazione su F.I.CO. al Quartiere San Donato

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Il post di oggi prende le mosse dalla constatazione che tutto ciò che andiamo ripetendo dal 2014 si sta purtroppo verificando man mano che la realizzazione del progetto della Fabbrica Italiana Contadina avanza.

Avevamo anticipato che la grande opera F.I.Co.-Eataly World non sarebbe stata a “consumo di suolo zerocome i promotori del progetto cercavano di rassicurare parlando di “utilizzo di strutture già esistenti con costi di territorio/cementificazione pari a zero”… ed in effetti il consumo di suolo c’è stato e ce ne sarà ancora.

Avevamo anche ribadito che il contributo in termini di risorse pubbliche non si sarebbe limitato alla sola cessione in comodato gratuito degli 80 mila mq degli spazi all’interno del Caab da parte dell’amministrazione comunale e degli altri soci pubblici della partecipata CAAB SCpA… ed infatti il Fondo immobiliare PAI ha previsto ulteriori risorse di investitori pubblici (vedi soprattutto gli ingenti stanziamenti della Camera di Commercio, la quale ha investito 3 milioni di euro in liquidità, oltre alla quota di quasi 4 milioni di euro in patrimonio immobiliare), per non considerare altri impegni in termini di debito pubblico che si intravedono sin da ora e presto si manifesteranno sia a livello nazionale che regionale.

Ed avevamo anche sottolineato come lo spostamento degli attuali operatori del Caab in un’area marginale del Centro Agro Alimentare di Bologna avrebbe creato difficoltà logistiche con la conseguente necessità di rivedere il progetto e le relative implicazioni sul territorio circostante.

A questo proposito vi invitiamo a vedere il breve video di seguito girato dal nostro amico Paolo un paio di settimane fa, che evidenzia come i lavori di ampliamento della sede stradale all’interno del Caab, resi necessari dalle difficoltà logistiche evidenziate sopra, abbiano compromesso una considerevole porzione di terreno sulla quale sono piantati diversi alberi ad alto fusto. Vedremo che fine faranno…

Nei mesi scorsi abbiamo condiviso alcune nostre perplessità su F.I.CO. con alcuni consiglieri del quartiere San Donato (Federica Cuppini e Gianluigi Alvoni), i quali hanno predisposto un’interrogazione al Presidente del Quartiere sollevando alcune questioni.

In particolare si chiedeva conto di alcuni aspetti sollevati dall’Assessore all’Urbanistica Patrizia Gabellini in un articolo pubblicato da Repubblica Bologna, nel quale fra l’altro si rassicurava sul fatto che F.I.CO. sarebbe stato attivo nella primavera del 2016. In ragione della localizzazione della struttura ai margini del Pilastro, il Quartiere San Donato veniva individuato proprio dall’assessore come “attore indispensabile” nel piano di monitoraggio previsto dall’accordo di programma relativo ai lavori per la realizzazione di F.I.CO.

Ed è per tale motivo che, come primo passo, abbiamo pensato di verificare come il quartiere nel cui territorio sarà localizzato F.I.CO. abbia proceduto in questa fase. Naturalmente, nei prossimi mesi, seguiranno verifiche anche con i vertici dell’amministrazione comunale per chiarire i vari nodi irrisolti della grande opera, di cui vi daremo conto tramite le pagine del blog della Foglia di Fico.

Nello specifico, l’interrogazione chiedeva delucidazioni sullo stato di avanzamento del progetto e sul relativo piano di monitoraggio.

All’interrogazione è seguita la risposta dell’Arch. Francesco Evangelisti, Direttore del Dipartimento Riqualificazione Urbana Settore Piani e Progetti Urbanistici, della quale alleghiamo di seguito il testo.

Risposta all’interrogazione su F.I.CO.

In sintesi, oltre a fornire indicazioni sulle relative determine dirigenziali che hanno definito alcuni passaggi della realizzazione dei lavori, la sensazione è che le risposte siano fornite in modo asettico con un evidente sforzo nel minimizzare le questioni poste, liquidando con conclusioni non proprio lineari.

Per quanto riguarda le procedure di impatto ambientale previste nella realizzazione dei lavori, l’esito della procedura riporta quanto segue: “Come previsto all’art.16 della LR 9/99, con Determinazione Dirigenziale n. 127422/2015 si è conclusa la procedura con il seguente esito: verifica positiva ed esclusione del progetto dalla ulteriore procedura di VIA (Valutazione Impatto Ambientale), con prescrizioni per la mitigazione degli impatti e approfondimenti da sviluppare nelle successive fasi”.

…Cioé per F.I.CO. non è prevista la procedura di valutazione di impatto ambientale!

Quella stessa procedura a cui migliaia di cittadini sono tenuti a sottoporsi per interventi di gran lunga meno impattanti, non sembra invece necessaria per lavori da 40 milioni di euro in un’area di 80 mila mq in aperta campagna all’ombra di un inceneritore, laddove saranno predisposte anche aree per attività agricole e di allevamento, oltre che opere di cementificazione.

Con la L.R. 9/99 sulle VIA per alcuni interventi si prevede una procedura di verifica (Screening), sulla base della quale si decide se effettuare o meno la valutazione d’impatto ambientale. E in sede di Conferenza dei Servizi si è convenuto che l’intervento per la realizzazione di F.I.CO. rientrasse in questa fattispecie. Naturalmente, come volevasi dimostrare, l’esito dello screening ha confermato che non c’era alcun bisogno della VIA.

Sia chiaro però che la stessa Legge Regionale di cui sopra prevede all’articolo 4 c.3 la possibilità per il proponente un progetto di attivare volontariamente la procedura di VIA per un progetto soggetto a Screening in base alla LR 9/99. Evidentemente non c’era tale volontà.

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Nella risposta del Comune di Bologna all’interrogazione sembra che dalla documentazione presentata non risulti nessuna valutazione in relazione all’impatto dell’inceneritore sulle produzioni agroalimentari previste dal progetto. Pare invece che l’unico aspetto problematico evidenziato rispetto all’inceneritore sia rappresentato dalla sua emissione sonora. Nessuna menzione dei rischi derivanti dalle emissioni cancerogene, perché si precisa che dalla relazione del progetto si desume che le produzioni realizzate all’interno di F.I.CO. hanno scopi didattici. Anche su questo punto vedremo a suo tempo cosa ci riserverà la realtà dei fatti. Nel frattempo si tenga a mente che la valutazione di impatto ambientale e le emissioni cancerogene non sono state prese in considerazione in quanto i prodotti realizzati all’interno di F.I.CO. negli spazi dedicati ad agricoltura ed allevamento non sono destinati a trasformazione o consumo, ma a mere finalità didattiche.

Ma il colmo è che nell’esito dello screening a cura del Dipartimento Riqualificazione Urbana del Comune, l’inceneritore viene citato esclusivamente come fonte di energia grazie al collegamento col Caab tramite la rete termica.

Per i dettagli e la documentazione relativa alla determina sulla procedura di VIA potete consultare il seguente link: http://www.comune.bologna.it/ambiente/servizi/6:6513/31863/

Nei due mesi estivi di pubblicazione dell’accordo di programma non sembra essere pervenuta alcuna osservazione…anche perché non è chiaro quali soggetti avessero facoltà di inviare eventuali osservazioni e con quali modalità.

In un parere di gennaio 2015 il Consiglio del Quartiere San Donato aveva espresso preoccupazione per il traffico veicolare che poteva essere creato dall’affluenza di visitatori di F.I.CO., evidenziando la criticità relativa alla disponibilità di parcheggi all’interno del Parco e nelle sue immediate vicinanze. Si sottolinea inoltre come prioritaria l’esigenza che il governo e il monitoraggio dei processi di sviluppo dell’intero Polo funzionale CAAB e degli ambiti circostanti (Pilastro, Pioppe e Aree Annesse Sud) vengano assicurati in una prospettiva coordinata di area vasta.

Oltre a chiedere il coinvolgimento attivo e la partecipazione del Quartiere San Donato in tutte le sedi politiche e tecniche di monitoraggio dell’Accordo di programma sul progetto “F.I.Co.” e dell’impatto del parco agroalimentare sul territorio circostante sotto il profilo economico, sociale, infrastrutturale e della mobilità, il Quartiere ha anche chiesto che l’eventuale monetizzazione di oneri di urbanizzazione secondaria venisse reimpiegata sul territorio in interventi concordati con lo stesso quartiere.

Si segnala infine che nella fase di trasferimento del mercato ortofrutticolo, che consiste nell’ampliamento e adeguamento del fabbricato delle tettoie di carico esistenti nella parte nord dell’attuale centro agroalimentare, è stato presentato un Permesso di Costruire fra le varianti in corso d’opera.

In conclusione, pare che tutto proceda senza incontrare alcun ostacolo ai livelli istituzionali. Magari lentamente, ma senza bastoni fra le ruote. Le voci di dissenso non filtrano negli ingranaggi della macchina amministrativa, ma neanche nelle pagine web e cartacee dei media. Noi, nel nostro piccolo, qualche granello di sabbia cerchiamo di inserirlo in quei meccanismi passando attraverso i nostri canali e fra quei cittadini che in qualche modo vengono in contatto con noi.

Alla prossima!

 

La Foglia di Fico

 

 

 

 

 

 

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DOSSIER novembre 2015: FICO slitta…ma nel frattempo cosa ne sarà del CAAB?

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Ed ecco che “come da programma” slitta la grande inaugurazione del parco agroalimentare di Bologna, la menzogna F.I.CO.-Eataly World. Lo hanno annunciato qualche giorno fa i media in occasione della conferenza stampa che i promotori di F.I.CO. hanno tenuto ad EXPO.

Secondo il progetto iniziale si sarebbe dovuto assistere al passaggio del testimone dall’Esposizione universale alla Fabbrica Italiana Contadina, ma a noi era chiaro sin da allora che l’inaugurazione di F.I.CO. in coincidenza con la chiusura di EXPO era solo un pretesto per giustificare, sull’onda dell’emergenza, le deroghe alla norme previste per la realizzazione della grande opera.
A tale proposito, si segnala la gravissima decisione dell’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale), la quale ha esentato i gestori di F.I.CO.-Eataly World dal presentare la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) in relazione ai lavori di costruzione della struttura interessata dal progetto. Da notare che l’ARPA, nonostante la sua teorica autonomia, è un’agenzia della Regione Emilia Romagna, che a sua volta è fra gli investitori pubblici che hanno finanziato il Fondo immobiliare PAI per la realizzazione della Fabbrica Italiana Contadina.
L’apertura sembra quindi ora poter slittare addirittura fino all’inizio del 2017 e, anche se ciò si traduce in un ritardo dell’eventuale ritorno per l’ingente investimento pubblico sull’operazione, non sembra però fermare gli interessi speculativi di Farinetti e dei suoi compagni di ventura, come ad esempio i referenti di quei pezzi di finanza e mondo cooperativo coinvolti in F.I.CO. ma anche personaggi più in vista come Segré e Merola (quest’ultimo, per qualche motivo, quando si tratta di soldi e grandi opere inutili è sempre presente).
Ed il sindaco di Bologna, insieme alla sua Giunta, ha avuto un ruolo decisivo nella vicenda spianando una vera e propria autostrada al progetto di Farinetti e cedendo in comodato gratuito a Eataly una parte delle aree del Caab per 40 anni, un patrimonio pubblico del valore di ben 55 milioni di euro, sottraendolo così alla collettività (assegnazione con affidamento diretto senza alcun bando di gara, come evidenziato in un’apposita interrogazione in Parlamento).
F.I.CO. – Fabbrica Italiana Contadina. Lo definiscono il parco divertimenti del cibo e della biodiversità, dove i bambini potranno vedere e assaporare alimenti osservandone la trasformazione. Ci chiediamo se questa visita turistica comprenda anche la visita all’inceneritore a solo 1 km di distanza da F.I.CO. (soprattutto con le prospettive che si aprono con l’art.35 dello SbloccaItalia, il quale consente ad alcuni impianti la saturazione del carico termico incenerendo anche rifiuti provenienti da altre Regioni e rifiuti speciali pericolosi con entrate aggiuntive per la Regione che incasserà 20 euro per ogni tonnellata di rifiuti di provenienza extraregionale) o se magari ci sarà un approfondimento sulla forza lavoro che verrà impiegata nella Fabbrica Italiana Contadina: stagisti sfruttati, lavoratori costretti a contratti interinali e a termine o ancora studenti tirocinanti, altra fascia sottoposta ad un futuro lavoro gratuito con pagamento in aspettative.
Ecco come i media hanno riportato le news su F.I.CO. nei giorni scorsi, pontificando sulla supposta eccellenza di alcuni marchi ed aziende che saranno presenti nella struttura una volta terminati i lavori:

Articolo del Corriere di Bologna del 26 ottobre 2015

Articolo di Repubblica Bologna del 26 ottobre 2015

F.I.CO., come è stato per Expo, viene rappresentato come il futuro del mercato e della biodiversità, ma altro non è che l’ennesima vetrina dietro alla quale si nascondono speculazione immobiliare e finanziaria, sfruttamento e devastazione del territorio, imposizione di modelli di consumo basati sull’agricoltura industriale, spreco di risorse pubbliche a favore di pochi imprenditori e a danno delle fasce lavoratrici e dei piccoli produttori agricoli.
Ma perché limitarsi a descrivere queste congetture quando già oggi possiamo vedere alcuni “effetti collaterali” sorti in seguito all’implementazione del progetto?
FICO sta infatti procedendo a smantellare il CAAB, mercato pubblico di Bologna, dove fra l’altro da diversi anni i consumatori possono anche acquistare direttamente dagli agricoltori prodotti che sono biologici non per marchio, ma per produzione reale.
L’inaugurazione di F.I.CO. dunque slitta, ma nel frattempo cosa ne sarà del mercato ortofrutticolo del CAAB?
Come Foglia di Fico abbiamo deciso di aprire le attività di questo autunno 2015 proprio con una visita al Caab per verificare lo stato dei lavori di realizzazione della NAM (Nuova Area Mercato), cioè di quella porzione del Centro Agroalimentare in cui verranno spostati gli operatori del Caab (produttori, grossisti, logistica,..), i quali tra circa 2 mesi lasceranno gli spazi attuali dove verrà realizzata la Fabbrica Italiana Contadina.
Nel corso della visita al Caab abbiamo rilevato alcune perplessità e criticità dalla viva voce di alcuni produttori che operano lì sin dall’inaugurazione del Centro Agroalimentare nel 1999.
In particolare, i loro rilievi, mossi con spirito costruttivo, si sono concentrati su tre fronti:
1) spazi e superfici disponibili;
2) rapporto dicotomico fra mercato ortofrutticolo e GDO (Grande Distribuzione Organizzata);
3) ruolo del CAAB nel contesto cittadino (incluso l’avvento di F.I.CO. e le relative prospettive).
Sintetizziamo di seguito quanto raccolto nel corso di un recente scambio di idee con alcuni produttori del Caab, titolari di aziende agricole del circondario di Bologna.

SPAZI E SUPERFICI DISPONIBILI
Il tema degli spazi interni ed esterni degli operatori del Caab dipende sia dalla loro tipologia (produttori, grossisti, logistica,…) sia dalle esigenze specifiche che possono presentarsi per ciascuna categoria rispetto anche alle diverse fasce di utenza con le quali ogni categoria si trova ad interagire.
Le corsie interne dell’attuale struttura del mercato ortofrutticolo sono larghe 12 metri. Nella nuova struttura della NAM saranno di 8 metri, che possono andare bene per le situazioni di traffico medio, ma quando si progetta una struttura bisogna tararla sui picchi di volumi di traffico, per cui è lecito attendersi qualche criticità nelle ore di punta.
Per quanto riguarda le superfici interne, anche se le superfici assegnate sono identiche a quelle attuali, le superfici di pertinenza sono nettamente inferiori.
Quando si parlava dello spostamento si era detto che le condizioni di vendita sarebbero rimaste immutate, ma in realtà non è così. Forse si è giocato un po’ su un equivoco, in quanto la società CAAB ScpA pare intendesse le condizioni di vendita per le quali gli operatori pagano un servizio, mentre gli stessi operatori si aspettavano di trovare la disponibilità degli stessi spazi di cui hanno goduto finora, anche quelli per i quali non si pagava un corrispettivo, cioè le aree libere e gli spazi vuoti comuni.
Ogni singolo modulo è quindi di 5 mq (corrispondenti a 4 pedane per ciascun modulo), non prevede spazio attorno, perché sviluppa lo spazio nel senso dell’altezza, e quindi questa configurazione non sembra adattarsi alle esigenze di vendita espresse dai produttori per agevolare l’acquisto da parte della loro utenza tradizionale.
Gli operatori hanno chiesto le concessioni sugli spazi, ma le hanno avute solo sugli spazi assegnati, non su quelli liberi.

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Le condizioni di vendita saranno uguali a quelle attuali, solo nel senso che si concederà lo spazio per il pianale e la corsia d’accesso, ma non sarà la stessa cosa senza gli spazi di pertinenza liberi attorno alle pedane. Una differenza non da poco nella gestione quotidiana, che finirà per tradursi per molti in un costo aggiuntivo.

Molti produttori, visto il progetto, hanno chiesto spazi aggiuntivi. La Direzione del Caab, per accontentare queste richieste, ha presentato un nuovo progetto dove la metratura complessiva era identica, il numero degli spazi dati in uso era aumentato, mentre era diminuito lo spazio di movimentazione comune. E quindi anche beffati, perché la Direzione può dire di avere accolto le richieste e addirittura incassare di più a parità di spazio. Prima le piazzole erano a blocchi di due con file di passaggio per tutte, ora sono a blocchi di quattro con le due interne chiuse.

Ad esempio, quando si gira col carretto l’acquisto è più frazionato e c’è bisogno di più spazio. In genere i grossisti lavorano di più a pedane, mandano via i camion a pedane intere, quindi hanno bisogno di meno spazio, sebbene siano critici anche loro. Non è che siano contenti della situazione, evidenziano anche loro alcune difficoltà. Soprattutto nelle aree esterne: i camion che vengono fuori rischiano di essere di intralcio al traffico sulla strada a due corsie (una per senso di marcia), soprattutto nelle ore di punta del mercato. Molti operatori sono anziani… si lavora di notte con una visibilità ridotta avendo meno spazi nel mercato, molta merce dovrà rimanere sui camion e quindi ci sarà una movimentazione maggiore nelle aree di scarico.

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Nel settembre 2013 è stato presentato agli operatori il progetto relativo alla Nuova Area Mercato (2 versioni diverse + quello attuale).
I produttori si sono astenuti perché era stato chiesto di esprimersi dopo aver visto il progetto soltanto pochi minuti prima.
I grossisti avevano discusso con gli ingegneri, quindi avevano maggiore consapevolezza ed hanno votato.
Nel progetto iniziale era tutto con scarichi a sbalzo senza tenere conto delle esigenze dei dettaglianti. Nel progetto successivo avevano dimezzato i parcheggi che prima erano tutti per i produttori.
Nel corso degli anni si è creata una certa criticità della struttura, che non solo era sovradimensionata, ma era anche caratterizzata da scarichi a raso. I camion hanno bisogno però di scarichi a sbalzo, che però sono attualmente presenti solo nell’area degli operatori della logistica (Muda e Cofamo) e di 2 autotrasportatori.
E avendo superfici notevolmente vuote sopra (nella parte alta della struttura), queste sarebbero ricadute negli anni sui costi di manutenzione.
Una parte degli operatori più grandi sul fronte dei grossisti, in seguito alla chiusura di diversi magazzini, hanno accettato di spostarsi in una struttura nuova senza costi aggiuntivi.

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In certe zone non si riesce a compensare, aumentando così i costi di gestione. A spazi ridotti si può lavorare incrementando i costi (più personale, più macchinari) e questo non è accettabile nella situazione attuale. Con gli stessi spazi alle medesime condizioni il mercato viene quindi rimpicciolito.
“Se io ti rimpicciolisco e riduco anche gli spazi operativi, oltre a quelli non utilizzati, è diverso. Ti tolgo quelle aree che non venivano utilizzate” è la riflessione di una produttrice del Caab.
“In questa voglia di voler cambiare ci si è messa la politica. Il Comune ha preso la palla al balzo con l’idea di Segré, per liberare questa area. Se il progetto va bene, il Comune rientra delle quote investite capitalizzandole. Se invece non va bene, c’è il rischio che tutta l’area venga convertita su altro” aggiunge un altro produttore agricolo.
Basterebbero pochi metri quadri in meno per FICO e qualcuno in più per gli operatori. Più spazio rimane per FICO, più il Comune avrà da vendere qualcosa.
La speranza per la nuova struttura del mercato ortofrutticolo era che non si creassero altre criticità presenti nella vecchia struttura, ma a quanto pare hanno realizzato il pavimento perfettamente pari, hanno fatto solo delle feritoie per l’acqua. Gli stessi errori che hanno fatto nella vecchia struttura, li hanno fatti anche al NAM (Nuova Area Mercato), dove verranno trasferiti produttori e grossisti, e quindi si riscontreranno analoghe difficoltà a pulire.

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In qualsiasi realtà commerciale c’è una forte conflittualità.
“Noi produttori siamo le pecore nere” (ndr all’interno del Caab) dice il produttore agricolo, sottolineando i rapporti di forza in atto al Caab, dove la parte del leone viene giocata dai nuovi arrivati Farinetti & Co., al cui ruggito possono tutt’al più rispondere i grossisti. Ma le aziende dei produttori agricoli hanno un peso del tutto marginale nelle scelte del Caab: la loro rappresentanza nel Caab passa dalla Commissione del mercato, che è però solo un organo consultivo.
Al Caab adesso ci sono produttori singoli, il Consorzio AgriBologna e i commercianti (grossisti), oltre agli operatori della logistica.
“Ma il punto focale di un mercato è il fresco ed al Caab il fresco lo fanno solo i produttori” sostiene uno di loro.
Il CAAB ScpA ha presentato ai produttori le domande di accettazione dello spostamento e le hanno fatte firmare. Nel mondo contadino la parola data è fondamentale e poiché la società Caab aveva garantito che le condizioni di vendita non sarebbero cambiate, i produttori si sono fidati pensando di essersi accordati con dei galantuomini…
“L’unico momento in cui il Comune è intervenuto è stato quando noi (ndr. i produttori) abbiamo fatto una lettera congiunta in cui lamentavamo delle criticità e abbiamo chiesto una commissione. E in quel caso si sono confrontati la dirigenza del Caab e l’assessore di riferimento” ribadisce una produttrice agricola. A tale proposito, la scorsa estate i produttori hanno chiesto al Comune di effettuare una visita al Caab per affrontare le questioni poste, ma ancora non si è fatto vivo nessuno.
L’assessore Gabellini ha detto che tutte le imprese nuove che si vanno ad insediare in un posto prevedono più spazio di quello che realmente avranno bisogno. Ma noi ci stiamo stringendo!
L’unica realtà che sta realmente iniziando da zero e della quale nessuno può dire né il fatturato né quanta gente potrà venire è FICO.
“Quello che non trovo giusto è che si vada ad inficiare l’attività degli operatori già al Caab” afferma un produttore, aggiungendo che si tratta di attività con 3000 dipendenti e con un reddito medio da 1000 euro al mese.
Il Caab ha a disposizione un’area da 20 mila mq in più sul lato dell’inceneritore. “Perché non utilizzarle subito?” si chiede uno dei produttori pensando alle esigenze degli operatori che si sposteranno.
Di tutte le corsie di entrata disponibili, per tutti gli attuali operatori del Caab (produttori, grossisti, etc.) sono state riservate solo le due corsie esterne (la 7 e la 8).
“Queste cose non si fermano” afferma sconsolato un produttore. “L’unica cosa è fare pagare a chi ha sbagliato. Vigilare se fanno degli errori e del danno alla comunità e che queste persone paghino… Se al mercato non dai spazio, perché dici che non si può e poi a FICO dai tutto e di più… allora chi sbaglia?”
Se i produttori almeno in teoria non pagheranno nulla, ai grossisti spetta pagare una quota in seguito al trasferimento nella Nuova Area Mercato (NAM).

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RAPPORTO FRA MERCATO ORTOFRUTTICOLO E GDO
Il Caab nel corso degli anni ha perso in termini di attrattività ed anche alcuni tentativi di portare dentro nuove attività (ad esempio il commercio dei formaggi) non sono andati a buon fine, vuoi perché si trattava di prodotti non adatti alle logiche di quello specifico mercato, vuoi per incapacità congenite della classe dirigente locale.
C’è da dire anche che alcune dinamiche si proiettano al di sopra dei contesti locali e proprio a cavallo fra anni ’80 e ’90 la distribuzione nel settore agroalimentare ha vissuto trasformazioni profonde. Se prima realtà come la Coop acquistavano molto al mercato ortofrutticolo, nel corso degli ultimi decenni la GDO ha sviluppato una logistica distributiva basata su centrali d’acquisto proprie ed oggi si assiste ad un perfetto parallelismo nelle reti distributive che non prevedono (se non per pochi prodotti specifici) l’incontro fra GDO e mercato ortofrutticolo. E ciò si traduce in una netta riduzione dei volumi di vendita realizzati all’interno del CAAB e nel braccio di ferro fra GDO e grossisti del mercato ortofrutticolo, in cui questi ultimi hanno spesso la peggio.
Ciononostante, la vendita al dettaglio dei mercati rionali e delle botteghe di ortofrutta di Bologna e dintorni rappresenta una quota di mercato considerevole e quindi appetibile per la GDO. Da qui i rischi connessi alla presenza all’interno del Caab di un leader della GDO come COOP, che attraverso Eataly (di cui detiene il 40% delle quote) potrebbe utilizzare F.I.CO. come un cavallo di Troia e mettere piede nel campo della concorrenza spiazzando le attività dei grossisti che riforniscono quei dettaglianti di cui sopra. I piccoli mercati (quelli che fanno riferimento a piccoli produttori) sono la memoria storica di gusti, produzioni tipiche, autoctone non realizzabili su larga scala e quindi non gestibili da parte della GDO, ma rappresentano una minaccia  perchè se il consumatore viene in contatto con i prodotti di tali mercati si accorgerebbe della differenza con quelli della GDO raccolti acerbi e portati a maturazione. D’altronde, i produttori non possono vendere tutta la produzione nei mercatini e quindi se si toglie il mercato si elimina il produttore, o meglio un certo modo di fare agricoltura con la conseguenza che il produttore sarà portato ad aderire ad un’organizzazione di produttori o ad una coop e seguire i disciplinari, modificando il tradizionale metodo di produzione.
Se inizialmente il CAAB era il mercato ortofrutticolo cittadino, il mercato pubblico di Bologna e provincia (nonché riferimento per località ben più lontane), in seguito le amministrazioni comunali di allora consentirono progressivamente tramite licenze, autorizzazioni e cambi di destinazione d’uso l’apertura di piattaforme a cooperative e privati che andavano contro la difesa dell’interesse pubblico. Interesse che consiste anche nel tutelare la redditività di un bene pubblico, di un mercato pubblico.
Un altro nodo in cui si evidenzia la dicotomia fra GDO e mercato ortofrutticolo riguarda la biodiversità, che non viene tutelata da FICO e dalla GDO, ma dagli agricoltori.
Se si considera il “fresco”, il supermercato meno prodotti ha sullo scaffale e meglio sta, perché sul fresco più hai varietà di prodotto, più hai rimanenze e quindi ci rimetti.
Quindi è una tendenza quella di avere meno prodotti nell’offerta di fresco della GDO e pertanto si tende ad avere meno mercati, pochi produttori che possono fare delle particolarità.
Al contrario, i produttori del mercato ortofrutticolo ed in genere i produttori fino a certe dimensioni hanno maggiore interesse e maggiori possibilità in termini di biodiversità della propria offerta, perché il mercato consente l’interazione con la gente e si possono quindi spiegare i prodotti al consumatore che può sceglierli così con maggiore facilità.
Il mercato ortofrutticolo permette di avere sbocchi economici e sostenersi nella quantità sufficiente a mantenere le conoscenze rispetto a quei prodotti. Ad esempio, nel segmento delle insalate si può pensare a come alcune varietà (lattuga rossa, foglia di quercia,…) sarebbero scomparse senza quei produttori che continuano a coltivarle, perché sugli scaffali della GDO è difficile che ci sia spazio per tali prodotti.
Oltre al rapporto con la GDO, ci sarebbe poi da considerare il rapporto con la distribuzione specializzata, che è la categoria nella quale dovrebbe rientrare F.I.CO.-Eataly World. Ed in tal caso il nervo scoperto, nonché la potenziale causa occasionale potrebbe essere la questione degli orari di apertura. Nella versione originaria del progetto F.I.CO. Si prevedevano orari diversi per l’apertura: F.I.CO. aperto dalla mattina alla sera e il mercato ortofrutticolo aperto durante la notte, in modo da non accavallare i flussi di utenza diversi per tipologia, abitudini ed esigenze logistiche.
Adesso sta invece prendendo piede, forse sull’onda della movida di Expo, l’ipotesi di un’apertura notturna anche per la Fabbrica Italiana Contadina…insomma un “F.I.CO. by night” che potrebbe fare incavolare anche gli esercenti dei locali del centro, come è già successo a Milano negli ultimi mesi.
Di conseguenza, l’estensione degli orari di apertura di F.I.CO. Cozzerebbe contro le esigenze connesse ai flussi di traffico nella fascia oraria dell’utenza del mercato del Caab, non solo in termini di ingorghi e di criticità logistiche, ma anche per la diversità delle tipologia di utenza: da F.I.CO. ci andrebbero consumatori/turisti, mentre al mercato ortofrutticolo il target è rappresentato principalmente da commercianti al dettaglio e da piccoli grossisti.
In fondo F.I.CO. è solo un supermercato, una GDO che vuole darsi un’immagine di qualità. Una produttrice del Caab ci dice che la Fabbrica Italiana Contadina ha scippato l’immagine che crea il nome “contadino” su chi va ad acquistare al mercato contadino. I contadini sono stati scippati del loro luogo di vendita (ndr il mercato ortofrutticolo del Caab) e del nome “contadino”.
La città è stata scippata dell’opportunità di far sì davvero che il contadino possa continuare a vendere nel luogo pubblico, vendere sul mercato cittadino all’utenza, ai consumatori.
Quindi, in definitiva, F.I.CO. non è una continuazione o un’integrazione rispetto all’idea originaria del Caab, ma una vera e propria alternativa, un elemento di rottura che si contrappone sin da subito, ancora prima della sua realizzazione, in netta antitesi con le altre realtà del mercato ortofrutticolo, spiazzando la loro attività e la loro possibilità di restare su quel mercato.

RUOLO DEL CAAB NEL CONTESTO CITTADINO
Il Caab è il Centro AgroAlimentare di Bologna ed eredita quello che fu il ruolo del mercato ortofrutticolo cittadino di via Fioravanti, rappresentando la sua nuova ubicazione in periferia ma rappresentando qualcosa in più e qualcosa di diverso, grazie alla moderna piattaforma logistica del nuovo insediamento.
In origine al Caab si prevedevano molte più realtà di quelle che in seguito vi misero radici. Era previsto ad esempio l’insediamento di un centro ittico, di un centro florovivaistico e di un cash and carry, ma poi la realtà del Centro Agroalimentare si è dimostrata più avara e parte delle aree disponibili non è stata mai occupata, producendo una situazione debitoria che è diventata nel corso degli anni sempre più strutturale. Al di là delle colpe di chi negli anni ’90 ha progettato e di chi ha avallato una struttura sovradimensionata rispetto alle reali esigenze, ma anche rispetto alle ipotesi verosimili, le criticità si sono amplificate in seguito a precise responsabilità delle diverse gestioni che si sono succedute sia nell’amministrazione del Caab che nell’amministrazione comunale.
“Il Caab era il mercato a Km0 per eccellenza. Venivano per il taglio fresco di notte per scaricare alle 14:00 all’Isola d’Elba” ricorda una produttrice del Caab. Il mercato apriva verso le 4:00 del mattino, i camion degli acquirenti caricavano tutta la merce presente nel mercato, poi aspettavano il taglio fresco per completare e partire per le diverse destinazioni. Nelle campagne si cominciava a tagliare alle prime ore dell’alba, alcune aziende dotavano i propri operai con i caschetti luminosi per anticipare i tempi. I primi a ritornare arrivavano verso le 7:30 rifornendo anche il dettaglio locale e si andava avanti anche fino alle 14:00.
Una delle questioni irrisolte del Caab è sempre stata la sua localizzazione, che l’ha reso sempre una realtà avulsa dallo sviluppo integrato col contesto urbano, ma quella localizzazione consentiva d’altra parte dei vantaggi in termini di collegamento snello ed agevole coi principali collegamenti extraurbani.
In una delle immagini del progetto originario, ricorda una delle produttrici del Caab, il Caab era “abbracciato” da un treno che arrivava proprio in prossimità dell’ingresso della struttura. Poi, pare sia risultato troppo costoso e quel progetto venne accantonato vanificando l’opportunità di spostare il traffico dal trasporto su gomma a quello su rotaia.
Per i visitatori di Eataly World, nella remota prospettiva che venga realizzata la linea del People Mover fino a F.I.CO. (che diventa a questo punto un pretesto forte per fare pressioni sulla realizzazione della monorotaia e sulla sua estensione), si pensa all’individuazione di punti d’appoggio, parcheggi scambiatori (probabilmente il Meraville o i centri commerciali di Via Larga) per poi proseguire su navette elettriche fino a FICO. Una delle possibili aree di parcheggio potrebbe essere quella dell’Interspar, un centro commerciale che sarà realizzato in zona Via Larga al posto di un campo che era coltivato a cereali.
A pochi metri dal Caab c’è un fascio di binari del SFM (Servizio Ferroviario Metropolitano) e, a nostro avviso, il ripristino di quella linea sarebbe stata la scelta più economica ed efficace e avrebbe scongiurato il rischio People Mover, ma evidentemente dietro ci sono ragioni ed interessi più forti del buon senso.
Spaventa comunque l’idea prevista dal progetto che la superficie destinata a parcheggio sia molto più ampia rispetto alle aree didattica e di vendita.

SFM_Caab

ALCUNE CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
In definitiva, la storia della grande opera F.I.CO. si connota per le sue tinte fosche, per la mancata trasparenza su vari aspetti che ne hanno contrassegnato la genesi e l’implementazione, per il mancato coinvolgimento della cittadinanza nella decisione alla base della sua realizzazione e per i numerosi conflitti d’interesse che toccano i protagonisti della vicenda (Eataly, Coop, CCC, banche, soggetti pubblici, etc.).
Ma le implicazioni di F.I.CO. si proiettano non solo all’interno dei confini dell’area del Caab (lo spiazzamento delle attività degli attuali operatori del Centro agroalimentare, il debito pubblico determinato dall’opera, la probabile precarietà lavorativa cui darà luogo), ma anche all’esterno della struttura, in quanto presupposto ed occasione di rilancio di grandi opere come il People Mover, ma anche del centro residenziale oggetto della speculazione immobiliare nelle aree Annesse Sud e Pioppe (quest’ultima è un’area coltivata), dove non solo si assisterà alla cementificazione su suolo agricolo per ben 85 mila mq, ma anche al successivo processo di gentrification nel cuore del quartiere del Pilastro.
Inoltre, con riferimento a F.I.CO. si azzardano sempre cifre relative all’indotto, ma non si menzionano mai gli effetti sul “dedotto”, cioè le economie negative che si registreranno sulle altre attività in seguito all’insediamento di F.I.CO. : dalla ristorazione e dalle botteghe di prodotti gastronomici del centro storico di Bologna alle fattorie didattiche che ospitano quelle scolaresche (bisognerebbe chiedere alle associazioni di categoria del settore agricolo – Coldiretti, Confagricoltura, CIA – come pensano di tutelare le aziende associate che hanno investito in multifunzionalità, fattorie didattiche,…). Circa 2 milioni di studenti verranno infatti dirottati su F.I.CO. grazie ad un accordo fra Eataly ed alcuni ministeri del Governo Renzi (MIUR, Ministero dell’Ambiente e Ministero delle Politiche Agricole)…d’altronde l’amicizia fra premier e Farinetti non è un segreto!
E se 2 milioni di studenti grazie a tale intesa si recheranno in gita a F.I.CO. tramite una vera e propria commessa pubblica (ancora una volta senza bando), ciò significa non solo che non visiteranno le fattorie didattiche con la conseguente diminuzione di reddito per aziende agricole e agrituristiche, ma anche che diserteranno altre destinazioni come le città d’arte, solo ed unicamente per visitare una fiera dove situazioni di campagna vengono ricostruite in modo artefatto e dove potranno mangiare prodotti che possono trovare anche al supermercato.
Infine, ma non ultimo, le ripercussioni di F.I.CO. si riscontrano anche sulla sovranità alimentare, cioè sul diritto che ha una comunità locale di autodeterminarsi rispetto ai modelli di produzione, distribuzione e consumo del cibo, senza dover quindi subire modelli imposti dall’alto e dall’esterno, che nel caso specifico di F.I.CO.-Eataly World fanno capo all’agricoltura industriale anziché a quella agricoltura contadina che andrebbe invece difesa a livello locale valorizzandone ad esempio le diffuse esperienze di agricoltura biologicaKm0.

La Foglia di Fico

 

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GENomi antiFuffa, 5 storie per dubitare dei Grandi Eventi Nutrienti

Genomi-Giap La raccolta GENomi antiFUFFA è il frutto di un laboratorio di narrazioni collettive, prodotto da Re:Common, che ha coinvolto circa 20 persone, da marzo a ottobre 2015. Il libretto raccoglie 5 storie per dubitare dei Grandi Eventi Nutrienti.

Sarà presentato Domenica 1 Novembre ore 16.oo all’arco della Pace a Milano durante l’incontro nazionale di Genuino Clandestino

Riportiamo una parte dell’introduzione a cura di Wu Ming 2 “…Se il recipiente è ammuffito prima ancora di riempirlo, qualunque contenuto è destinato a marcire. Non per questo bisogna trascurare l’analisi del contenuto stesso. Infatti, mentre i cantieri a un certo punto chiudono, i contratti di lavoro scadono e il denaro viene speso, i simboli e le favole che il Grande Evento inocula rimangono vivi. Certo: il debito e il cemento lasciano eredità pesantissime, fantasmi voraci, ma li lasciano in quanto morti. L’infezione dell’immaginario, invece, rimane pericolosa se i batteri che la diffondono sono attivi, se non incontrano anticorpi….”

Nella città di Bologna con l’arrivo, ancora molto lontano, di F.I.CO. si vuole dare continuità e concretezza all’immaginario creato in questi mesi da Expo. Ecco perchè come Foglia di Fico abbiamo partecipato a questa scrittura collettiva.

Segnaliamo l’articolo scritto da WuMing

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Tra modelli di sviluppo e agricoltura contadina

Sempre più oggi i grandi temi relativi all’agricoltura, al cibo, all’ambiente ed al loro futuro, sfiorano – e talvolta invadono – la nostra quotidianità, veicolati da media e da canali istituzionali.
Vengono issate bandiere a favore dei nuovi venti del “Greening”, che altro non fanno se non coprire le solite logiche di mercato folli e devastatrici, le quali sotto la nuova veste dell’etica ambientale ci vengono riproposte e imposte, falsamente portavoci di un cambiamento che è solo di facciata e non di sostanza.
In quanto studentesse e studenti di Agraria, riteniamo sia opportuno cominciare a smascherare i promotori e tali modalità mettendo in campo conoscenze ed esperienze per coltivare momenti di riflessione, discussione, crescita e creazione; a sostegno di un reale impegno verso un cambiamento sociale e culturale che, ne siamo convinti, deve passare attraverso la riconcettualizzazione della relazione uomo-ambiente, in cui la Terra sia riconosciuta come patrimonio culturale collettivo e non come mero oggetto da sfruttare per batter cassa.
Vogliamo parlare di agricoltura biologica, di permacultura, di ambiente, di autodeterminazione alimentare, di vera eco-sostenibilità, quella che quotidianamente ogni singolo può creare attraverso scelte critiche e consapevoli; vogliamo condividere esperienze positive di terre “vissute” realmente, collettivamente e liberamente. Vogliamo criticamente riflettere riguardo a come tale alternativa, così concreta, viva e vitale, si possa coniugare ai grandi problemi alimentari-ambientali, su cui troppo spesso si spendono facili parole. Vogliamo partire dalla terra per valorizzare la terra e chi la lavora.
Vogliamo che tutto questo si contrapponga in maniera costruttiva alle politiche predatorie che, anche attraverso le cosiddette “grandi opere” di cemento ed eco-marketing (F.I.Co., Expo, TAV, etc.), si impongono sui nostri territori, vicini e lontani.
Invitiamo dunque tutti e tutte a partecipare, per condividere e costruire assieme pratiche quotidiane consapevoli e libere all’interno di questo spazio universitario, per ribadire il nostro dissenso alle logiche agroindustriali incentrate sul profitto, che quotidianamente ci vengono ribadite e alle quali vogliono assuefarci.
Come abbiamo imparato, seguiamo il terzo principio della dinamica newtoniana: ad ogni loro azione corrisponde una nostra spontanea reazione.

Un gruppo di studenti e studentesse di Agraria

Dalle 16.oo ne parliamo con La Foglia di Fico e Mondeggi, la fattoria senza padroni.

A seguire…

>>presentazione del libro “Genuino Clandestino, viaggio tra le agri-culture resistenti ai tempi delle grandi opere.”

>>proiezioni di video su F.I.Co. con aperitivo mangereccio a cura della rete Eat The Rich

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Intervista alla Foglia di Fico su Radio Machete

In occasione dell’Assemblea pubblica della Foglia di Fico svolta in Sala Borsa lo scorso 27 febbraio, Marco Martucci di Radio Machete ha intervistato Alessandro e Eleonora della Foglia di Fico.
Di seguito il link all’audio dell’intervista trasmessa nella puntata di giovedí 5 marzo del programma radiofonico “Malacqua”, dedicata appunto a F.I.CO.
Audio intervista su F.I.CO. – Radio Machete

www.radiomachete.org

2015-02-27 18.54.222015-02-27 19.28.382015-02-27 19.14.082015-02-27 19.14.122015-02-27 18.53.152015-02-27 19.30.47

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Assemblea pubblica in Sala Borsa – venerdì, 27 febbraio

Fico_cloudSAI COSA SI NASCONDE DIETRO LA GRANDE OPERA BOLOGNESE?

Per scoprirlo partecipa all’Assemblea pubblica della Foglia di Fico che si svolgerà venerdì 27 febbraio presso la piazza coperta di Sala Borsa a Bologna.

In programma interventi a microfono aperto, reading, proiezione video, lancio pubblico del Contest@F.I.CO. e dibattito sui vari aspetti che riguardano il progetto della Fabbrica Italiana Contadina.

Non mancare l’appuntamento dell’Assemblea, soprattutto se sei interessato ad una o più dimensioni toccate dall’avvento di F.I.CO. in città, quali ad esempio la sovranità alimentare, l’impatto ambientale, il tema del lavoro, la speculazione edilizia e finanziaria, le grandi opere collegate a F.I.CO., il ruolo delle coop, la produzione e la distribuzione nella filiera agroalimentare, la difesa del territorio e del valore della produzione agricola contadina, la trasparenza e la partecipazione nella progettazione dello sviluppo locale, etc.

Sarà una buona occasione per analizzare lo stato dell’arte dei lavori di realizzazione, e quindi ai primi segni di devastazione del territorio, ma anche per riflettere e programmare insieme le attività e le risorse che si possono mettere in campo nei prossimi mesi, anche in vista dell’inaugurazione di Expo a Milano, al quale F.I.Co. è idealmente connesso.

Ci vediamo in Sala Borsa venerdì 27 febbraio alle 18:00!

Nel frattempo aiutaci a diffondere la notizia dell’Assemblea, magari condividendo il link a questo post o il volantino di seguito con i tuoi contatti. Grazie.

Volantino_27febbraio_SalaBorsa

Volantino_AssembleaFICO_orizzontale_27feb_SalaBorsa

 

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Contest@ F.I.CO. – Concorso di idee contro la Fabbrica Italiana Contadina

Contest-a-FICO

Nonostante gli annunci relativi all’imminente inizio dei lavori al CAAB, pare che la vicenda dello spostamento dei grossisti per far spazio a F.I.Co. sia più complicata di quanto prospettassero ideatori e promotori della grande opera. Per esorcizzare la devastazione che F.I.Co.-Eataly World produrrà all’interno del Centro Agroalimentare e al consumo di suolo che tale opera comporterà nelle aree adiacenti al Caab, anche la Foglia di Fico ha deciso di aprire i suoi cantieri. Ma anziché cemento e ruspe, l’Assemblea della Foglia ha deciso di mettere le idee in cantiere.
cantiere_ideeE lo fa proprio lanciando un concorso di idee contro la Fabbrica Italiana Contadina…Un concorso dall’inequivocabile titolo: “Contest@ FICO“.

Il concorso è aperto a tutte/tutti, sia come singoli che in gruppo. Il contest non ha una natura competitiva ed i premi saranno condivisi in una serata speciale fra tutti i partecipanti. E’ sufficiente inviare la propria idea/proposta entro fine marzo a fogliadifico@autistici.org

L’unica raccomandazione è quella di focalizzare l’attenzione su una o più ragioni del nostro dissenso contro il progetto F.I.Co.-Eataly World e trarre ispirazione dalle stesse, consultando le pagine . A tale proposito potete consultare qualche post del blog della Foglia di Fico e la sezione “Materiali“.

Naturalmente le proposte dovranno essere a budget zero (o quasi), visto che le nostre attività si basano sull’autofinanziamento… Per il resto sfogate pure la vostra creatività e la vostra capacità di individuare proposte originali, realizzabili e utili alla causa, che è fondamentalmente quella di informare e sensibilizzare cittadinanza e istituzioni sui rischi connessi alla grande opera F.I.CO. , oltre che mobilitare tutti/e per fermare lo spreco di risorse pubbliche, il consumo di suolo, il rilancio di altre grandi opere.

L’attività dell’Assemblea della Foglia di Fico è tesa ad affermare il principio della sovranità alimentare e valorizzare quelle esperienze e realtà già presenti nel territorio nell’ambito dell’agricoltura contadina e della produzione biologica e a Km0, condannando le logiche della Grande Distribuzione Organizzata e gli eventi e le opere che tendono a spettacolarizzare il cibo ed al tempo stesso producono debito, cemento e precarietà (vedi F.I.Co. ed EXPO) con le relative implicazioni sulle risorse pubbliche, sull’ambiente e sui diritti dei lavoratori.

Ma per questi obiettivi abbiamo bisogno anche del tuo aiuto…Inviaci la tua idea o la tua proposta! Magari riusciremo a svilupparla e realizzarla insieme…

Di seguito puoi trovare i dettagli per partecipare ed il relativo modulo. Grazie per l’attenzione e per la partecipazione.

Scarica il volantino del Lancio_Contest@FICO (pdf)

Scarica il Modulo-di-partecipazione_Contest@FICO (doc)

E se non avete una proposta o un’idea strutturata, ma volete comunque dire la vostra, allora inviate un commento a questo post…

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Quando il F.I.CO. non è più dolce come ti avevano promesso…

fichi marciNelle ultime settimane i quotidiani locali hanno descritto, quasi a cadenza giornaliera, i passaggi della nuova saga “Grossisti Caab vs. F.I.Co.” Proviamo un secondo a farne un breve riassunto…poi perché, si sa, i battibecchi alla lunga annoiano e finisce che qualche passaggio si perde.

Il 16 gennaio Oscar Farinetti si sveglia e pensa che il mese di novembre sia un mese triste, nuvoloso, piovoso e non adatto, certamente, ad essere la cornice temporale di un’inaugurazione come quella del mega parco agroalimentare EatalyWorld o F.I.Co. (o come si inventeranno di rinominarlo ancora nei prossimi mesi). Oscar, evidentemente, ama i colori, i profumi, la primavera…meglio far slittare a maggio la mega apertura“con i prati in fiore”. E’ una questione di estetica, di narrazione…non certo perché si stiano incrinando i rapporti tra promotori, lavoratori, grossisti, investitori, costruttori ed amministrazione.

Così si scopre che poco importa la tanto osannata connessione tra il giorno di chiusura di Expo2015 (31 ottobre 2015) e l’inaugurazione del mega baraccone dell’agroalimentare bolognese, che poco importa avere l’indispensabile trenino F.I.CO. dalla prima giornata di apertura dei cancelli e tutto ciò perché si sono fatti, molti mesi fa, i conti senza l’oste!

I mesi che ci attendono, come sostiene il patron di Eataly, sono necessari alla “pesca”, ovvero alla ricerca di quanti più soggetti possibili, pubblici o privati che siano, da poter incastrare nella rete di F.I.CO. perché come insegna Expo, anche in F.I.CO. c’è posto per tutti! Continua a leggere

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Dalle campagne alle città, i territori che vogliamo

Il 24 gennaio Genuino Clandestino lancia una giornata di lotta contro EXPO

24gRande

EXPO sta sperimentando un modello con forti implicazioni e ricadute sulla vita di ognuno di noi, che pregiudicherà la possibilità di autodeterminazione alimentare e territoriale. Questo modello minaccia il diritto alla terra, alla casa e al lavoro, il diritto ad autodeterminarsi e determinare il territorio in cui viviamo, sottraendoci alle logiche speculative e finanziarie.

Il modello EXPO deciderà non solo delle trasformazioni urbane, con privatizzazioni, accaparramenti dei beni comuni e devastazione dei territori, ma anche dei mutamenti nei rapporti sociali, nei diritti, nel futuro.
Noi vogliamo affermare il diritto all’autodeterminazione alimentare, all’accesso alla terra, all’abitare, a un lavoro che non sia sfruttamento e alla difesa dei beni comuni.
 

ficoRizomaA Bologna vogliono dar vita al progetto F.I.Co., da un’idea di Andrea Segré, presidente del CAAB, e di Oscar Farinetti, patron di Eataly.

Si tratta di un parco tematico dedicato al cibo, che sarà realizzato all’interno del Centro AgroAlimentare di Bologna in un’area di 80.000 mq, concessa in comodato d’uso gratuito a Eataly da Caab Scpa, società di gestione del centro agroalimentare partecipata per l’80% dal Comune di Bologna.

La grande opera F.I.CO.-Eataly World si pone come appendice permanente dell’EXPO 2015 di Milano, grande evento che, dietro l’obiettivo apparente di decidere come “nutrire il pianeta”, nasconde l’ennesimo processo di indebitamento pubblico, cementificazione, speculazione, precarietà lavorativa e narrazione di un modello alimentare tossico basato sull’agrobusiness.

Come Foglia di Fico sosteniamo e proponiamo alcune iniziative di sostegno e partecipazione attiva contro il modello Expo-F.I.Co.

>>  Ex-Telecom Occupata, via Fioravanti 27

Un pomeriggio per sistemare con Social Log Bologna gli spazi verdi dell’Ex-Telecom aprendoli al quartiere in un pomeriggio di socialità e autogestione

ore 14.00 – lavori nelle aiuole, con attività per adulti e bambini insieme all’associazione contadina CampiAperti. Vieni ad aiutarci a piantare fiori e alberi!

ore 15.00 – Divertiamoci con le bombe di semi – laboratorio a cura di Trame Urbane – spazio bimbi e ludoteca – baby dance

ore 16.00 – Merenda e gara di dolci da tutto il mondo! Porta da casa biscotti o torte e partecipa anche tu!

>> Vag61, via Paolo Fabbri 110

dalle 20 – “Il cibo tanto per cambiare”: cena di autofinanziamento, a cura della rete Eat The Rich, a sostegno della “NUOVA RIVISTA LETTERARIA” ed. ALEGRE in occasione dell’uscita del 10° numero dedicato al tema dell’alimentazione e del cibo. Prezzo libero e autogestito.

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Contro le grandi opere, verso lo sciopero del #12D

Viviamoci lo Sciopero.

Ci vediamo il 12 dicembre, alle ore 9.00, in piazza San Francesco.
Saremo là, in piazza San Francesco, indipendenti e autonomi dai sindacati confederali, perché ci sembra assurdo che con la miseria più totale del presente ancora ci sia chi promuove modelli di sviluppo che niente hanno a che vedere con il benessere sociale, con la ridistribuzione della ricchezza, con un territorio sano e sostenibile.
Saremo in piazza San Francesco perché Jobs Act, Youth Garantee e Sblocca Italia rappresentano appieno quel modello che già sappiamo caratterizzerà F.I.Co., perché figlio di Expo 2015.
Lavoro gratuito, nuove forme di ricatto suldel lavoro, cemento dilagante: questo sarà il lascito del grande evento milanese, raccolto subito dalla futura Fabbrica Italiana Contadina dove, ad esempio, qualunque azienda interna potrà far affidamento sui propri dipendenti (e quindi i rispettivi contratti), andando a minare il colossale piano di migliaia di assunzioni sbandierato da mesi.
Scenderemo in piazza per bloccare simbolicamente una logica che poi ci porterà, di certo, di nuovo nelle piazze nei prossimi mesi, quindi non per esibizionismo, né per assoluta ideologia, ma per senso di giustizia e per essere lo Sciopero.

La Foglia di FicoexpoFico

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